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h 3:30

Temps de voyage

11,00 Km

Longueur du trajet

510 mt

Différence d'altitude

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L’itinerario di oggi vuole porre in evidenza l’importanza che assume l’acqua minerale nella nostra regione, un patrimonio spesso dato per scontato su cui vale la pena riflettere. Fino ad oggi vi abbiamo parlato di diverse aziende produttrici di eccellenze gastronomiche come salumi, formaggi, vini e distillati, ma mai eravamo arrivati sino alla fonte (è proprio il caso di dirlo). L’acqua, un bene così prezioso che viene sempre più spesso definito Oro Blu, permette la Vita a tutti i livelli. A partire dal microcosmo, l’uomo come universo infatti è composto da più del 60% da acqua, fino al macrocosmo, il pianeta Terra, che ne è ricoperto per circa il 70% ma di cui, pensate, solamente il 3% rappresenta l’acqua dolce.
Secondo Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana, 9 sono i principi della democrazia dell’acqua: l’acqua è un dono della Natura, la vita è interconnessa mediante l’acqua perciò risulta essenziale; dev’essere gratuita perchè è un bene comune, non è sostituibile, è limitata ed è soggetta ad esaurimento perciò deve essere conservata e nessuno ha il diritto di distruggerla.
Secondo studi condotti dai centri di analisi, dobbiamo dire che quasi la totalità della produzione di acqua minerale in Liguria risulta essere di altissima qualità con ottime proprietà organolettiche, ovviamente differenti da fonte a fonte.
A pochi chilometri da casa nostra, nel savonese, il grande esempio di eccellenza in questo campo è senza ombra di dubbio lo stabilimento produttivo dell’Acqua Calizzano. Generalmente la produzione di acqua sorgiva è un meccanismo a bassissimo impatto ambientale poiché non richiede nessuno strumento meccanico per l’estrazione ed è altresì un ottimo modo per preservare le sorgenti dalle contaminazioni esterne dovute ad accumuli di fogliame, tronchi caduti e carcasse di animali. Inizia così l’anello Fonti della Bauda nella località Giaire Sottane, nella parte più ad ovest del comune di Calizzano, dove lasciamo la nostra auto in prossimità della strada. Fin dal punto di presa del sentiero il nostro percorso si presenta in ripida salita, attraversando un bellissimo castagneto da frutto di proprietà dell’Azienda Agrituristica “La Tribù del Sole” della spumeggiante Federica Galati. In questo tratto di bosco il sentiero è condiviso con un tracciato trail per le bici, quindi prestate sempre attenzione.
Percorse poche centinaia di metri, incontriamo un curioso cartello che indica la presenza di una “Boscoteca”, una sorta di vecchio essiccatoio per castagne riqualificato e riconvertito ad aula didattica dove i bambini che frequentano le attività proposte dalla Fattoria Didattica di Federica possono cimentarsi in svariati laboratori immersi nel verde; caratteristico è il tetto a falde asimmetriche.
La nostra trekkinata prosegue sulla destra per mezzo di numerosi saliscendi che, intersecando alcune rampe di salto create ad hoc per le bici, ci permette di raggiungere l'ampia carrareccia di transito nei pressi dei i ruderi dell’interessante "Teccio della Mamma" dove un tempo una nutrita compagine di produttori vi si recava per essiccare le castagne, le quali venivano successivamente macinate per produrre la preziosa farina. Ad oggi possiamo dirvi che questa prelibatezza è ancora prodotta artigianalmente dal vicinissimo agriturismo “A Ca di Voi”, in frazione Caragna, di proprietà della famiglia Ferraro.
Procediamo oltre e seguendo gli sbiaditi e poco presenti segnavia - due linee verticali gialle - raggiungiamo un importante quadrivio sito ai piedi del Bric Campolongo, noi ci incamminiamo verso località Crocetta.
Tenendo la nostra destra ed effettuati due importanti strappi su salite impegnative, raggiungiamo alcune paline indicanti la prima delle fonti che interessano l’itinerario, quella detta “Delle Anime”.Finalmente in piano proseguiamo prima a sinistra e poi a destra in leggera discesa, attorniati da una splendida faggeta, raggiungiamo in breve la freschissima fonte alla quale attingiamo per riempire le nostre borracce: potevamo non farlo?
Ovviamente la porta d’accesso all’incanalamento delle acque è serrata per i motivi che già vi abbiamo elencato, e noi dovremo quindi fare dietrofront fino a riprendere il sentiero principale. A questo punto, virando a sinistra, proseguiamo la camminata seguendo le indicazioni per Fonte Barilà - Fonte Moja - Monte Merlo, quest’ultimo si rivelerà il punto sommitale più elevato della nostra gita. Il percorso e l’ambientazione sono sommariamente molto simili a quelli attraversati fino ad ora, con l’unica particolarità che il segnavia da seguire si trasformerà in una - doppia XX gialla - sempre abbastanza difficile da scovare. Superata fonte Barillaro, anche detta Barilà per via della località nella quale sgorga, ci apprestiamo a raggiungere un bivio che ci porterà a compiere il giro di boa. Prima di guadagnarci la cima di monte Merlo intravediamo il punto di presa della Fonte Moja e, affrontando l’ennesima salita, l’ultima impegnativa, raggiungiamo quota 1156 mt slm. Mantenendo la destra e seguendo costantemente la sterrata, incrociamo il bivio per Loc. Laghetti e Torretta delle Giaire, che ignoriamo. Da questo punto in poi lo sterrato lascerà il posto all’asfalto e, fiancheggiando alcune abitazioni, raggiungiamo località Case Ivaldo e concludiamo la trekkinata.

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