h 2:45
Temps de voyage
9,00 Km
Longueur du trajet
250 mt
Différence d'altitude
L'itinerario che vogliamo proporvi in questo articolo è nato da una domanda che la piccola Carolina mi ha posto un pomeriggio appena uscita dall'asilo: «papà mi aiuti a piantare un albero?».
Dobbiamo dire che di tutte le volte che siamo stati insieme nel bosco, non era ancora capitato di sentirla davvero così appassionata a questa tematica.
Cercando di capire il perché di quel quesito così inaspettato, Carolina mi fa notare che oggi, il 21 Novembre, ricorre la Giornata Nazionale dell’Albero.
Istituzionalizzata con un'apposita legge emanata nel gennaio 2013, riprendendo analoga iniziativa risalente al 1923, la festa si assume l’obiettivo di attualizzare la valorizzazione dell’ambiente e il patrimonio arboreo e boschivo nazionale.
Ma esattamente, un bosco cos'è? Io fino ad allora avrei saputo rispondere molto banalmente: "il bosco è un posto dove ci sono gli alberi".
I boschi ovviamente sono molto di più che un insieme di alberi, essi vanno visti come componente essenziale dell'ambiente, rivestendo una moltitudine di ruoli fondamentali per il benessere del pianeta: oltre alla classica produzione di legno, fungono da protezione del suolo e delle acque, sono elemento chiave per la conservazione della biodiversità e determinano l'accumulo di CO2. Ultimo ma non meno importante, sono grande elemento di svago e di benessere, richiamo turistico sempre più in via di espansione.
A tal fine il Ministero dell’Ambiente e il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri (l'ex Corpo Forestale dello Stato per capirci), ha avviato il progetto “Un albero per il futuro” rivolto alle scuole italiane, per sensibilizzare i ragazzi sull’importanza della forestazione.
Elemento chiave di questa rivoluzione verde è il tentare di modificare il nostro stile di vita per permettere di prenderci cura dell’ambiente in cui viviamo in modo responsabile e consapevole; ovviamente ne vogliamo sapere di più, così incontriamo il Ten. Col. Vulpi Giovanna, Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Savona che ci fornisce alcune delucidazioni.
C'è da dire che, come ci è capitato in precedenza con la Guardia Costiera, siamo abbastanza poveri di informazioni riguardanti i compiti che assumono certe figure istituzionali in questi ambiti. Il Comando dei Carabinieri Forestali, nato dall'assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nel 2017, opera in difesa del patrimonio agro-forestale italiano, a piena tutela dell'ambiente e del paesaggio, nel controllo sulla sicurezza della filiera agroalimentare e nel contrasto delle attività illecite che arrecano danno all'ambiente. Come abbiamo già visto in altri articoli, attraverso il numero unico per le emergenze, il 112, essi gestiscono le chiamate di emergenza inerenti qualsiasi tipo di problematica ambientale e gli incendi boschivi per la ricerca dell’area di inizio e della causa. Tra i compiti della Specialità vi è anche la sorveglianza ed il controllo del territorio, con particolare riferimento alle aree rurali e montane, ma anche di venti sui ventiquattro Parchi Nazionali d'Italia, nonché delle 147 Riserve dello Stato che partecipano al sistema delle aree protette istituite nel nostro territorio grazie a normative europea, statale e regionale. Attraverso iniziative come "Un albero per il futuro" poi, si avvicinano in modo educativo al cittadino, soprattutto ai più piccini, coinvolgendoli in diverse attività atte a far conoscere i valori e le azioni da intraprendere per convivere in modo partecipativo alla tutela dell'ambiente stesso. L'iniziativa prevede la piantumazione di piccoli alberi di specie autoctone in grado di creare un “bosco diffuso” in tutta Italia, accompagnando i bambini in un percorso che aumenti la qualità ambientale. Un impegno che sarà ripagato da un risparmio di anidride carbonica nell’aria: 50 mila alberi tratterranno già nei primi 10 anni di vita alcuni milioni di kg di CO2.
Gli alberi, infatti, sono in grado di contrastare efficacemente l’inquinamento atmosferico con un costo decisamente inferiore ad altri rimedi non naturali. Per partecipare all'iniziativa, le scuole interessate possono aderire al progetto compilando l’apposito form sul sito web www.unalberoperilfuturo.it o scrivere una mail a unalberoperilfuturo@carabinieri.it.
Decidiamo così di cercare un itinerario capace di farci immergere in una Foresta vera e propria, capitando di fatto in una zona da noi ancora inesplorata, sulle alture di Sassello, dove prende vita la Foresta Demaniale della Deiva.
Con una superficie di circa 800 ettari presenta vasti boschi misti di castagno e roverella e, nei settori esposti a meridione, boschi di conifere. La presenza di alcune specie di animali ed habitat importanti a livello comunitario ha determinato l'inclusione del sito tra le Zone Speciali di Conservazione della Rete Natura 2000, annoverandola come area di maggior pregio naturalistico a livello europeo, in capo al Parco Naturale Regionale del Beigua.
Il nostro itinerario inizia presso il ponte che attraversa il rio del Giovo, su via G. Badano, dove si trova una costruzione nota come la Casa del Custode, sede della locale stazione dei Carabinieri Forestali; da qui inizia lo sterrato che ci condurrà molto presto all'interno di un bosco di abeti, frutto di un'opera di rimboschimento incominciata molti anni addietro.
La carrareccia è molto ben tenuta e la trekkinata si prospetta davvero piacevole e per nulla faticosa.
Dopo aver percorso circa 1,5 km ci imbattiamo in una deviazione sulla sinistra che ci conduce ai piedi dell'abbandonato Castello Bellavista.
Residenza Ottocentesca della famiglia Bigliati di Sassello, essa rimase di loro proprietà sino al 1953 quando venne ceduta al demanio dello Stato. Il possedimento comprendeva, oltre alla zona boschiva nella quale ci troviamo, anche sei case coloniche.
Il sito è davvero suggestivo ma in forte stato di abbandono, ne esploriamo il perimetro e continuiamo il nostro percorso tornando al bivio dal quale siamo arrivati. Ignorati due innesti che sopraggiungono in breve, superata anche una sella erbosa a quota 495 m s.l.m., continuiamo mantenendo la nostra destra, in una zona ricca di pini neri e sorbi montani.
A questo punto una palina verticale ci indica il bivio "Giumenta", rientrante tra le tappe dell'itinerario pianificato da casa.
Attraverso il pianoro, che si raggiunge in poco meno di 5 minuti, possiamo ammirare uno suggestivo scorcio di Sassello.
In loco troviamo un caratteristico teccio per castagne recentemente ristrutturato, un'area attrezzata per pic-nic ed un rifugio avente funzione di casa per vacanze, conosciuto come "Casa Giumenta" appunto.
La location, alimentata ad energia rinnovabile grazie ai pannelli fotovoltaici, può ospitare fino ad un massimo di 15 persone, per info e prenotazioni si possono contattare i seguenti recapiti: telefono 320/0358455 - mail rifugidelladeiva@gmail.com. Per chi amasse, invece, godersi un pranzo o una merenda con prodotti tipici, poco distante da Casa Giumenta si trova il secondo rifugio della Deiva, ovvero Casa Ressia, che offre servizi di ristorazione prenotabili agli stessi recapiti di cui sopra; noi però non ci passeremo seguendo il nostro percorso ad anello e ci limitiamo a darvi questa informazione che potrebbe tornarvi utile se mai decideste di affrontare questo itinerario con sosta mangereccia.
Ultimata la nostra breve visita al sito ritorniamo allo sterrato lasciato in precedenza e teniamo la destra per un breve tratto, sino ad individuare un'ulteriore deviazione presso un quadrivio. Seguendo l'indicazione per il Lago dei Gulli proseguiamo percorrendo alcuni tornanti in leggera salita, raggiungendo il Bric del Diavolo (498 m s.l.m.).
Numerose sono le vie che incontriamo di volta in volta, sia a destra che a sinistra del selciato, ora pressoché in piano, ma noi manteniamo la rotta con direzione Nord Est.
In questo punto la Foresta della Deiva subisce un cambio repentino di paesaggio, i pini neri e i sorbi lasciano il posto al bosco misto, con prevalenza di roverelle e folti arbusti tipici della macchia mediterranea. Il vallone del Bric segna il punto più alto raggiungibile nell'intera giornata e da qui inizia la lenta ma inesorabile discesa, con relativa e costante perdita di quota. L'andamento sinuoso, ad intervalli, tra morbidi saliscendi, crea la possibilità di intravedere ulteriori scorci panoramici sulle colline sassellesi. Ci troviamo ora in località Case Erro che deve il suo nome al fiume che l'attraversa. Girando verso sinistra, superato un largo ponte in legno che attraversa il torrente Erro appunto, raggiungiamo un evidente slargo dove si stacca un piccolo sentierino alla nostra destra. Per via delle piene il sentiero è a tratti impervio e bisogna studiarsi delle vie alternative non del tutto convenzionali. La zona nella quale ci troviamo adesso si chiama Pian de' Secchi ed è situata alla sinistra orografica del fiume, dove, con il tempo, si è andata a creare una bella spiaggia sabbiosa. Questi considerevoli accumuli di sabbia hanno dato vita ad un'ansa molto pronunciata, detta "a meandro", con una forma che ricorda molto quella di un piccolo lago. In realtà che non si tratti di un lago lo si può comprendere quasi esclusivamente osservando la zona dall'alto, che sia su Google Earth o su una qualsiasi app di tracciamento percorsi.
Infatti l'ansa a meandro si è formata in corrispondenza della confluenza tra il Rio Cìua ed il Torrente Erro e viene chiamata "Lago dei Gulli" che, per mera origine dialettale, prende il nome dai piccoli pesci che vivono nelle sue acque. Quest'area caratterizzata da affioramenti di particolari rocce minerali (geologicamente chiamate serpentinoscisti e peridotiti) presenta un paesaggio molto suggestivo, modellato principalmente ad opera del moto dell'acqua. A dire il vero tutta la vallata principale del Torrente Erro è stata incisa dallo scorrere del fiume che, con il passare del tempo, si è fatto più caparbio, andando a creare delle particolari insenature morbide, nell'ipotetico tentativo di farla rassomigliare ad un piccolo canyon.
Un'unione di più fattori come la presenza della spiaggetta, la facilità nel poter raggiungere il sito da più direzioni e la sua balneabilità (che noi comunque sconsigliamo a priori) hanno contribuito a rendere il Lago Dei Gulli meta ambita in estate, frequentata spesso da famiglie in gita. Giunti a questo punto ripercorriamo a ritroso l’ultimo tratto completato in precedenza, proseguendo poi sulla strada sterrata che abbiamo ignorato all'andata, mantenendo la sinistra e seguendo le indicazioni per Sassello. Attraversiamo il Rio Ciua mediante un ponte in cemento e oltrepassiamo una cascina abbandonata, passandoci letteralmente in mezzo. Si potrà? Non si potrà? E chi lo sa!
Resta il fatto che esiste una deviazione che aggira il casolare ma noi lo abbiamo scoperto solo dopo esserci già passati! Continuiamo la trekkinata seguendo il corso del fiume attraversando dapprima una zona prativa per poi entrare successivamente in un piccolo boschetto. Il centro abitato è quasi alle porte ed immettendoci sulla via asfaltata Demetrio Dabove, proseguiamo tra alcune belle villette e arriviamo alle abitazioni di Sassello, poco distanti dalla strada provinciale.
Ci troviamo ora con un posteggio alla nostradestra dove si snoda un piccolo selciato che fungerà da scorciatoia e che si ricongiungerà con la zona di partenza della nostra escursione.
Con questo nostro primo itinerario della linea "T{o}urn Green" e la preziosissima partecipazione dei Carabinieri Forestali, abbiamo voluto affrontare il delicato tema della forestazione, senza però dimenticarci della promessa fatta a Carolina ad inizio articolo; lo abbiamo piantato davvero un albero nel nostro giardino: un ciliegio.
Per tipologia di pianta non rientriamo tra quelle elencate nel progetto "Un albero per il futuro" ma ci sentiamo di aver contribuito anche noi alla buona riuscita della causa.
Il contesto nel quale ci siamo mobilitati con il nostro gesto è da intendersi come parte integrante della componente del Capitale Naturale nazionale, al fine di suscitare un ulteriore e rilevante interesse pubblico e sociale. Rendendo partecipi i nostri figli alla creazione di una seppur minima integrazione del paesaggio storico e culturale del nostro Paese, siamo davvero convinti di poter fare la differenza. Darci la possibilità di interagire, bimbi e adulti, con la rete naturale più longeva del pianeta (quella vegetale appunto) crediamo sia la chiave per il rispetto di ogni essere vivente. Se da una parte i Carabinieri Forestali hanno il compito di controllare e monitorare i boschi su tutto il territorio nazionale, noi abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di rendere consapevoli i più piccini su ciò che le loro azioni, seppur minuscole, possono fare per il pianeta.
Per riuscire ad ottenere un Paese con boschi e foreste resilienti, ricchi di biodiversità e capaci di adattarsi al propagarsi del mutamento climatico, ci vorrà per davvero l'impegno da parte di tutti.
Azioni orientate e cadenzali, gesti quotidiani e atti di amore, dovranno sincronizzarsi per il bene comune, al fine di stabilire un contatto responsabile con la Natura. Anche per questo motivo abbiamo voluto continuare il progetto de "Il Manuale del Giovane Camallo" che vi proporremo a pagina 65, arricchito dalla supervisione dei Carabinieri Forestali; chi meglio di loro poteva aiutarci in questa mission?