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h 2:50

Temps de voyage

9,50 Km

Longueur du trajet

420 mt

Différence d'altitude

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Il comprensorio varazzino offre un’infinità di percorsi e sentieri escursionistici di assoluto pregio, alcuni dei quali si sviluppano all’interno della zona facente capo al Parco Naturale Regionale del Beigua, la più vasta area naturale protetta della Liguria. Noi vi racconteremo però un itinerario sito al di fuori del Geopark ma comunque molto caro ai varazzini, portandovi sulla sommità del Monte Grosso (369 mt slm) dove si erge solenne il Santuario della Madonna della Guardia.
Lasciata la nostra auto in uno dei posteggi gratuiti di via Piave, nonchè strada provinciale diretta a Sassello che costeggia il torrente Teiro, ci incamminiamo al di sotto del viadotto dell’autostrada fino a raggiungere, sulla nostra destra, una scalinata che si fa largo tra alcuni edifici, riportante i segnavia X per Monte Beigua e ancora un punto seguito da una linea orizzontale per l’Eremo del Deserto.
Ci aspettano in totale ben cinque rampe di scale con conseguenti 308 gradini da percorrere tutti d’un fiato per iniziare alla grande questa trekkinata.
Sfociando al termine, su di una stretta asfaltata, la salita di certo non si interrompe e proseguiamo prendendo lentamente quota su via Bianca, in località Buontempo, dove un’antica creuza caratterizzata da un lungo muraglione a secco, si affaccia su alcune campagne ed appezzamenti coltivati ad ortaggi. Via Bianca prosegue e diventa via Ginepro prima e via Beato Jacopo poi, offrendo uno splendido panorama sull’abitato della frazione di Casanova dove, su tutti, spicca il campanile a cupola ribassata ricoperto di tegole in ceramica, relativo alla chiesa intitolata alla Natività di Maria Santissima.
Oltrepassati un paio di piloni votivi ed un traliccio dell’alta tensione, arriviamo ad un bivio su asfalto dove al centro vi si trova la Cappella della Costa, dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, popolarmente conosciuta come “Caterina delle ruote” per via del supplizio alla quale fu sottoposta dall’imperatore romano Massenzio nel 305 d.C. che ne ordinò poi la decapitazione.
Le indicazioni per la Guardia ci indicano di seguire la via di destra che ci accompagnerà da li a poco su di una antica mulattiera che interseca più volte la strada asfaltata fino a raggiungere, finalmente aggiungiamo noi, un sentiero vero e proprio, il quale, serpeggiando tra roccette e bassa vegetazione ci lascia al cospetto della bellissima Cappella intitolata a Beato Jacopo da Varagine.
Jacopo De Fazio, detto da Varagine, antico nome latino di Varazze (Varazze 1228- Genova 1298) fu un frate domenicano, noto predicatore e scrittore, nonchè Arcivescovo di Genova. La sua fama si deve in particolare alla raccolta di biografie di santi intitolata “Legenda Aurea”. Beatificato nel 1816, le sue spoglie sono conservate nella più centrale Chiesa di San Domenico, su via Nino Bixio, che visiteremo durante la via del ritorno.
A questo punto il sentiero si biforca, alla nostra sinistra le indicazioni riportano la segnaletica per il Santuario del Deserto (+3 ore) dove in seguito c’è la possibilità di intersecare la carrareccia che noi raggiungiamo per via breve solcando la sterrata di destra, in grado di aggirare agevolmente la valle dell’Arenon. Raggiunta Località “I Groppi” (380 mt slm) il nostro passo procede spedito su un lungo stradone in falsopiano a tratti ricoperto di ghiaia, che ci offre chiaramente l’opportunità di sentirci abbracciare dall’intera catena montuosa del Beigua; dopo una prima curva, e grazie alla quasi assenza di alberi ad alto fusto, si inizia ad intravedere la sagoma del Santuario, nostra prossima meta. Questa zona, nel tempo, è stata vittima di numerosi incendi boschivi e basta guardarsi un attimo attorno per rendersene facilmente conto. Il lungo andamento a saliscendi ci permette di oltrepassare il Bric Due Monti ed il Bric Noia, offrendoci molto spesso l’occasione di godere del panorama a 180° sulla zona costiera di Ponente. Poco prima dell'ultima salita e prima ancora di raggiungere il Monte Grosso, superiamo sulla destra un importante bivio che ci tornerà utile al ritorno per proseguire e completare il nostro percorso ad anello. Anticipa il nostro giro di boa la minuscola Cappella di N.S. della Guardia, da dove, per mezzo di una grata, ci è possibile scrutarne gli interni. Edificata attorno al 1925, la sua semplicità contrasta con la decorazione della volta a botte finemente dipinta con l’apparizione della Madonna al pastore Benedetto Pareto. Storia che abbiamo già raccontato nell’articolo sviluppato a Ceranesi, pubblicato su di un nostro numero precedente! A pochi passi da qui, presso lo spiazzo dove domina in solitaria l’ampio tratto di mare che da Capo Noli si estende sino quasi a Portofino, ecco ergersi il Santuario privato dei Marchesi d'Invrea. Questa famiglia, pare derivi da un ramo piemontese dei Solero che nel sec. XIV a cagione di discordie cittadine, abbandonò la città natia di Ivrea per stabilirsi a Genova.
Fonti dirette di questa discendenza le troviamo incise su di una lapide della chiesa di Pontinvrea ove si legge: “Franciscus Invrea olim Solerius”. In Liguria la famiglia venne identificata col nome della città di origine, che subentrò poi completamente al nome originario, e che ritroviamo anche nella poco lontana frazione di Piani di Invrea. Il Santuario, costruito nel 1864 per volontà degli stessi Marchesi, è anche sepolcro di famiglia. Il 29 agosto la chiesa viene aperta per la messa e per una tradizionale festa popolare, molto sentita e partecipata dai varazzini.
Respiriamo a pieni polmoni e ci rimettiamo presto in marcia ripercorrendo a ritroso l’itinerario della salita, sino a? L’avete tenuto a mente l'importante bivio di cui vi abbiamo fatto menzione poco fa? Esatto, proprio quello, dobbiamo tornare lì.
Svoltando a sinistra in direzione opposta a quella dell’andata, ci immettiamo su di una ampia sterrata fino ad incontrare uno sbarramento che impedisce il transito ai mezzi motorizzati.
La strada scende con regolarità e lieve pendenza, fino ad arrivare in località Braxi dove l’azienda agricola Calcagno Paolo, con la vendita diretta di ortaggi e del famoso Basilico Genovese D.O.P., offre un servizio davvero interessante, basti vedere come vengono organizzate le loro produzioni agricole in appezzamenti curati in modo maniacale. Proseguendo oltre, dopo una ulteriore lunga discesa, abbandoniamo la carrareccia per compiere un taglio nel bosco oltrepassando il viadotto dell’autostrada e ritrovandoci di conseguenza su via Don Giovanni Minzoni. Tornando nella civiltà cittadina, proseguiamo su via Cavour allungando di qualche centinaio di metri il nostro percorso per far visita alla vicina chiesa di San Domenico, riallacciandoci alla storia di Jacopo da Varagine, che qui riposa. Ci troviamo appena fuori dalle mura del centro storico, quello di levante, che attraversiamo inebriati dal profumo di dolce che arriva direttamente dallo storico biscottificio Giordano che sforna leccornie dal lontano 1860. Pausa merenda meritata che però ci concediamo in un luogo aperto in epoca più recente, si fa per dire, ovvero la pasticceria artigianale Canepa, in auge dal 1919. Qui incontriamo Giovanni, l’attuale padrone di casa, che ci ha regalato nozioni importanti sulla storia varazzina e che noi abbiamo rielaborato con cura in questo articolo. Ma parlando di cibo, non possiamo non andare a trovare il signor Raffaele Fiorini, titolare della storica Pasta Fresca di Via Malocello 57. Qui conosciamo il famoso “Mandillo de Väze”, ovvero una pasta fresca fatta senza uova, richiusa, sottile, a forma di fazzoletto - in dialetto genovese, appunto, mandillo - da condire con pesto o altri sughi della tradizione. Divenuto piatto tipico di Varazze nel 2016, oggi lo possiamo trovare in quasi tutti i menù dei ristoranti della città. Caratteristico e singolare è lo stampo a pressione sulla pasta riportante il simbolo di Varazze. Altre leccornie ve le abbiamo menzionate nell’articolo delle pagine precedenti, sempre rimarcando come la territorialità e la collaborazione tra eccellenze diano vita a prodotti spettacolari.
Deviazioni di gusto quindi, che ci portano ad allungare il percorso senza troppa fatica ma che, allo stesso tempo, ci regalano pillole di cultura gastronomica di tutto rispetto.
Con una serie di zig zag per i caruggi di Varazze ritorniamo su via Piave e sul lungofiume per recuperare la nostra auto e terminare la giornata, che non poteva essere
più ricca di
così.

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