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Barego: il borgo fantasma

Bargagli

Oggi ci troviamo nel comune di Bargagli, in Val Bisagno, dove esploreremo una parte di bosco che cela in sé un piccolo borgo fantasma. Arrivati a uno slargo presso la località Ciappa di Traso e parcheggiata l'auto, iniziamo a percorrere una piccola strada lastricata sulla sinistra, che si snoda tra alcune vecchie abitazioni. Dopo circa trecento metri raggiungiamo un trogolo in pietra e proseguiamo dritti, ignorando il sentiero sulla destra. La ripida salita che si presenta ci condurrà su di un pianoro sterrato che risale le pendici mantenendosi sulla nostra destra. Ben presto il selciato lascerà spazio ad un'antica mulattiera in pietra, usurata e parzialmente scivolosa. Da questo punto in avanti, seguendo la segnaletica con il “quadrato rosso pieno”, ci immergeremo sempre più nel fitto bosco. Non ci vorrà poi molto per incontrare i resti di quello che fu il piccolo borgo rurale di Barego, un antico insediamento abbandonato avvolto da un fascino ed un’atmosfera alquanto misteriosa. Analizzando la storia della Val Bisagno si riesce a scoprire poco sulle origini di questo toponimo, pertanto si deve fare affidamento sulla memoria degli ultimi anziani che, alla fine degli anni ‘60 del Novecento, erano soliti accompagnare i propri genitori e nonni a raccogliere fieno in questi boschi. Sebbene le costruzioni in pietra siano ormai ridotte a ruderi e non agibili, molti dettagli evidenti possono restituirci informazioni sul passato di questa comunità. È facile dedurre che il luogo non fosse abitato durante i mesi invernali, data l'assenza totale di canne fumarie, camini e forni. La destinazione d’uso degli edifici sembra essere divisa in due zone: ogni struttura presenta due piani distinti, dove ipotizziamo che il piano terra fosse destinato al ricovero del bestiame (mucche, pecore, capre) ed il piano superiore allo stoccaggio e all'essiccazione del fieno. Avvicinandoci con cautela alle pareti crollate, possiamo osservare pregevoli architravi e portali in pietra, angoli delle case ben squadrati, insoliti per le abitazioni di campagna del tempo. Durante il percorso si incontrano circa una ventina di queste costruzioni, che via via si diradano verso la parte alta del borgo, riportandoci nel bosco incontaminato dal quale se ne esce per raggiungere la sella panoramica del Colle della Speranza. Qui è attivo un campo di addestramento per cani da soccorso alpino, quindi non sarà raro imbattersi in alcuni di loro durante le esercitazioni. Attraversata una porzione di asfalto, segnalata con il "bollo rosso pieno", la vegetazione cambia drasticamente rispetto a quella precedentemente incontrata: elicriso, timo, ginepri e numerose more (rovi) ostacolano il sentiero, che richiederebbe maggiore manutenzione. Il panorama incantevole che si estende fino al mare distrae dall'abbondante presenza di tafani. Giunti alla fine della strada asfaltata, costeggiando l'intera recinzione del radio-faro di Bargagli (zona militare) seguiamo il crinale in discesa del Monte Costa di Lione, fino a trovare le indicazioni per Trapena Alta - Traso - Ciappa. Svoltando a destra e abbandonando il sentiero di macchia, ci immergiamo in un tipico e suggestivo castagneto. La strada sterrata diventa così più ampia e agevole, conducendoci alle porte di un nuovo insediamento abbandonato, ovvero quello di Trapena Alta. A differenza di Barego, Trapena presenta segni di una presenza stabile di abitanti, attivi nel campo agricolo fino al secondo dopoguerra. Da notare sono alcuni cartelli che indicano i nomi delle località attraversate, preziosi sia dal punto di vista storico che culturale: Sereo - Chiappa - Duige sono solo alcuni. Tuttavia noi proseguiremo lungo il vallone di Traso, guadando un paio di rigagnoli in secca e giungendo ad un ponticello in legno che sovrasta un profondo fossato. Da lì, in breve, torniamo alla località Ciappa, sbucando vicino al sentiero che costeggia il trogolo in pietra incontrato all’andata.Visitare il borgo fantasma di Barego non è però l’unica peculiarità del comune nel quale ci troviamo; se mai vi capitasse di avventurarvi nella piccola sottovalle di Lentro nel periodo invernale (appendice minore della Val Bisagno), non potete di certo esimervi dal far visita all’ormai iconico “Presepe nel Bosco” di Viganego, altra piccola frazione di Bargagli e poco distante da Traso.
Se non ne avete mai sentito parlare prima d’ora, questa è l'occasione giusta per poter recuperare. Nel 2023, in occasione degli 800 anni dal presepe di Greccio, prima raffigurazione conosciuta della Natività realizzata da San Francesco d’Assisi a Rieti, il Comune di Genova, per mezzo dell’assessorato alle Tradizioni Cittadine insieme all’Arcidiocesi, ha dato vita ad un suggestivo modo per scoprire i numerosi presepi sparsi nella città metropolitana genovese presentando l’iniziativa del "Passaporto dei Presepi". Ed è proprio grazie a questa singolare e gioiosa caccia al presepe che è divenuto popolare, oltre agli adiacenti confini, quello di Viganego.
In uno scenario tipico genovese nel quale numerose casette in pietra, alte tra i 60 e i 70 centimetri, si alternano l’un l’altra creando il background di questa singolare esposizione, l’atmosfera che si respira una volta varcato l’ingresso è davvero suggestiva. Ciò che rende unico questo allestimento è la sua ambientazione all'aperto, collocata in un piccolo boschetto nelle vicinanze della parrocchiale di San Siro, fulcro vitale della frazione. La visita al Presepe ci permette di compiere un viaggio nel passato fin dal primo istante.
Con una variegata successione di botteghe, casoni, abitazioni e bancarelle variopinte, le rappresentazioni folcloristiche riflettono fedelmente quelle attività tradizionali legate alla memoria del nostro territorio, evidenziando la pastorizia, l’artigianato ed altri ambulanti, figure tipiche dell'800, che hanno saputo forgiare il caratteristico entroterra ligure.
Il fascino di alcuni movimenti meccanici poi, capaci di azionare un mulino ad acqua ed una teleferica dedicata al trasporto di diversi carichi lungo le pendici delle fasce terrazzate, impreziosisce ancor più la parte iniziale del percorso.
La visita, che dura poco più di mezz'ora, si snoda attraverso un lastricato a gradoni protetto da alcune staccionate, obbligando il visitatore a seguire un senso di visita guidato, dando l’opportunità di cogliere ogni piccolo dettaglio insito all’interno delle strutture in pietra. Questo presepe è frutto del lavoro volontario dei membri della Confraternita di San Bartolomeo, iniziato nel lontano 2000 dal signor Cosimo Tondo, detto Mimmo, il quale si fece carico di ogni spesa per poter iniziare quello che oggi è considerato un vero capolavoro dell’artigianato capace di attirare nelle festività natalizie oltre 2500 visitatori.
Non è richiesto alcun corrispettivo per poterlo visitare ma le offerte mantengono in vita questa realtà che va, e deve essere, preservata.

Itinéraire en chiffres

h 3:00

Temps de voyage

6,30 Km

Longueur du trajet

350 mt

Différence d'altitude

Chemin de la galerie

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