Castello De Albertis e Granarolo
Genova - Via Garibaldi
Con questo itinerario continuiamo di fatto il nostro percorso nel cuore di Genova intrapreso nella precedente edizione "I gunfiâ gàgge", uscita all'inizio del 2023.
Ci eravamo lasciati giusto al di fuori del Municipio di Genova, Palazzo Tursi, ed è proprio da li che riprenderemo la trekkinata.
Le cose che andremo a vedere oggi sono davvero tante, tutte singolari ed uniche nel loro genere, rendendo questa città sempre più interessante ed enigmatica. Se fino a qualche tempo fa anche noi ci soffermavamo a visitare le attrazioni più blasonate, che da sempre interessano migliaia di turisti ogni anno, con il nostro progetto ci siamo avvicinati sempre più a quelle perle nascoste che rendono Genova, la Superba. Ed è così che via Garibaldi diventa via Cairoli, portandoci lungo Largo della Zecca in pochissimo tempo, ci lasciamo comunque alle spalle ulteriori palazzi appartenenti al circuito dei Rolli, come quello di Gio Carlo Brignole e quello di Gerolamo Grimaldi (conosciuto anche come palazzo della Meridiana), ma anche un paio di attività storiche come l'antiquario Arduino, operante dal 1870, e la curiosa e ricca Libreria Bozzi, aperta in strada Nuovissima nel 1810 da Antonio Boeuf, rendendola così la più antica d’Italia.
Ci staremmo una vita a raccontarvi tutto questo, perciò ci riserviamo il permesso di tralasciare qualcosa, soffermandoci su una chicca davvero molto ma molto singolare e che non passa di certo inosservata: la Basilica della Santissima Annunziata del Vastato.
Per raggiungere questa meravigliosa chiesa per prima cosa dovremo procedere su via Largo alla Zecca, proseguire in direzione Sud-Ovest su via Emilio Bensa, ed arrivare fino all'incrocio con piazza della Nunziata, dove si erge l'imponente edificio. Come già abbiamo potuto constatare, il periodo a cavallo tra il Cinquecento ed il Seicento vide la città di Genova espandersi in modo esponenziale, creando un vero e proprio centro storico di prestigio. Verso la zona di Ponente, dove ci troviamo noi ora, con la costruzione di Strada Balbi e delle nuove botteghe, prese il via anche l’ampliamento del centro culturale della città, che sino ad allora restò circoscritto nei confini della cinta muraria delimitata su questo versante dalla Porta dei Vacca.
Le vicissitudini cinquecentesche della Chiesa cattolica, con il Concilio di Trento, furono causa indiretta di una radicale trasformazione della chiesa preesistente, grazie soprattutto all’aiuto economico delle principali famiglie genovesi. Tra queste, quella che investì maggiormente nel sito, fu la famiglia dei Lomellini che si occupò dell’edificazione della cupola e di commissionare alcuni affreschi degni di nota ai principali pittori della scuola barocca genovese, come Bernardo Strozzi e Domenico Piola. La Santissima Annunziata si presenta oggi come uno degli ambienti barocchi più sfarzosi della città. La navata centrale è davvero imponente tanto da essere persino difficile da fotografare per intero (provateci); affrescata dai fratelli Carlone, presenta scene e soggetti tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento, che servono come esaltazione della vita della Vergine e di Gesù. Questi episodi conducono verso la grande cupola dipinta da Andrea Ansaldo nel 1635, il vero e proprio fulcro architettonico dell’edificio.
Tra tutti i dipinti che possiamo ammirare con il naso all'insù, quello che spicca maggiormente è la maestosa tela dell’Ultima Cena, realizzata da Giulio Cesare Procaccini, collocata nella contro-facciata di ingresso. Una tela di importanza smisurata che occupa circa quaranta metri quadrati e si aggiudica il titolo didipinto più grande della Città Metropolitana di Genova.
A trarci in inganno sono le opere presenti nelle cappelle laterali che a prima vista appaiono come parte integrante della quadreria. Un occhio più attento però (in realtà abbiamo letto un cartello), fa si che si denotino distintamente tutti gli elementi scultorei dei quali è composta l'opera; vere e proprie scene teatrali rappresentate da figure lignee che, uscendo dalla parete, si armonizzano in un apparato unico perfettamente integrato con lo sfondo.
La Basilica dell’Annunziata del Vastato è quindi uno dei monumenti architettonici più significativi della città sia per la quantità sia per la qualità di opere d’arte che conserva al suo interno, per non parlare dell'imponenza della facciata esterna.
Ammaliati da cotanta bellezza ci avviamo alla prossima tappa del nostro itinerario, diversa per tipologia, ma non per unicità.
Usciti dalla Basilica attraversiamo la strada alla nostra destra e ci avviamo a percorrere la famosa via Balbi, che prende il nome da una ricca famiglia genovese di commercianti ed imprenditori, assai influente nella Repubblica di Genova durante il Rinascimento. La via venne edificata tra il 1602 ed il 1620, e venne aperta al pubblico proprio in quell'anno in virtù di un accordo tra il Comune di Genova e Stefano Balbi, esponente della famiglia dedito all'alta finanza. Oggi in questa zona sono cinquei palazzi che portano il suo cognome, tutti appartenenti al circuito dei Rolli, il più grandioso dei quali, iniziato nel 1618, è oggi noto come Palazzo Reale, dove vi è la famosissima e ancor più blasonata galleria degli specchi. Noi, che per oggi non abbiamo previsto visite in nessuno degli edifici appena menzionati, vi porteremo alla scoperta di un luogo singolare, e per farlo, useremo un ancora più singolare mezzo di trasporto.
Al civico 33 di via Balbi, nelle immediate vicinanze della stazione FFSS di Piazza Principe, un insolito cartello indica la presenza di un ascensore: Montegalletto-Balbi/Dogali.
La sua corsa ci porta in men che non si dica al cospetto del Castello D'Albertis, sede del Museo delle culture del mondo, appartenente al circuito dei Musei di Genova dal 2004.
Il Capitano Enrico D’Albertis era una persona poliedrica che amava viaggiare e che seppe accostare le sue doti di bravissimo scrittore e fotografo al suo instancabile spirito avventuriero. Ottenuti i gradi nella Marina Militare, consacrò la sua vita al mare e alle esplorazioni attorno al mondo. Navigò nel Mediterraneo e nei mari del Nord, negli oceani e negli stretti ed insidiosi canali del Mar Baltico.Il suo primo viaggio intorno al mondo avvenne all'età di 31 anni, e durò poco meno di 10, a bordo del "Violante", una barca a vela di 13 metri. In quel primo viaggio toccò le coste dell'India, della Malesia giungendo a Singapore, poi in Borneo e ancora in Australia, in Nuova Guinea fino in Nuova Zelanda. Sbarcò poi anche in Cina, Giappone, America centrale e Stati Uniti, per tornare finalmente in Italia nel 1878.
Nel giro di poco tempo varò il suo secondo cutter, il “Corsaro”, con 22 metri di lunghezza e un equipaggio di 8 marinai.
Nel 1882 partì per la sua seconda avventura spingendosi nelle isole Canarie, per ripartire alla volta delle Azzorre, visitando anche le Baleari.
Per il quarto centenario della scoperta dell’America, ripercorse fedelmente la rotta di Cristoforo Colombo, usando solamente i mezzi di navigazione a disposizione nel XV secolo.
Ma non fu solo navigando che il Capitano D'Albertis viaggiò attorno al globo. A fine Ottocento attraversò la Russia con la Transiberiana, arrivando fino a Vladivostok, si recò in Turchia in sella ad un cavallo e sappiamo fosse un collezionista di manufatti provenienti da Siria e Palestina.
Certamente, un personaggio così curioso non viaggiò solo a scopo turistico! Ogni luogo, ogni zona da lui esplorata fu l'occasione di poter portare con se un cimelio più o meno strambo per arricchire la sua collezione nella dimora genovese, unendo l'utile della ricerca al dilettevole del viaggio. Nel 1886 egli acquistò il bastione cinquecentesco di Montegalletto, destinato alla demolizione, edificando il castello oggetto della nostra visita, che divenne la sua casa-museo per la vita. I cimeli raccolti durante i suoi viaggi per mare e per terra, sono oggi catalogati e disposti in sale apposite distinte per continente.
Essendo amico di molte personalità dell’epoca come naturalisti, politici, uomini di cultura, archeologi e viaggiatori, possiamo annoverare il suo nome tra i più influenti nella storia culturale e scientifica di fine ’800, partecipando attivamente a un’epoca di grandi scoperte scientifiche. Quando non era in viaggio, trascorreva i suoi periodi di vacanza nella sua villa a Varazze o nell’Eremo di Noli, di cui vi abbiamo già parlato nel nostro itinerario "Il Sentiero del Pellegrino", uscito un paio di anni fa sul nostro primo numero "Liguria, tra terra e mare".
Enrico D'Albertis morì a Genova nel 1932 a 86 anni e per volere testamentale fu seppellito a Staglieno in una tomba molto semplice, attorniata da un piccolo canale dove dovrebbe esser sempre presente dell'acqua, a perenne ricordo delle sue imprese.
Diciamo dovrebbe perchè nella nostra recente visita al Cimitero Monumentale, abbiamo appurato che l'impianto è talmente ammalorato da non essere più in funzione (magari il nostro appello potrà trovare riscontro). Altro volere del Capitano fu quello di donare la sua immensa collezione di oggetti e ricerche alla sua città natale, così da poter creare il Museo delle culture del mondo, in suo onore.
La visita ci occupa più o meno un'ora e mezza di tempo, le sale sono tutte molto suggestive e ricche di oggetti e testimonianze derivanti dalle sue esplorazioni; i souvenir presenti nelle teche sono appartenuti alle popolazioni di tutto il mondo. Vastissima è la collezione fotografica che raffigura il Capitano in giro per il globo. Le sale neogotiche sono il fulcro della casa-castello, l’arredo è ricco di influssi esotici, con un'attenzione speciale all'oriente. Presso la sala turca, ad esempio, si ha la possibilità di fare un vero e proprio salto nella storia, attorniati da centinaia tra suppellettili, monili, armi, vasi, divani e lampade. La scala principale, che permette di raggiungere il primo ed il secondo piano, offre una panoramica ben delineata su armi africane sudanesi e dello Zambia, lance cinesi e alabarde europee.
Al primo piano possiamo trovare la fotografatissima "Sala Colombiana" che prende il nome dalla scultura marmorea della loggia di ponente eseguita da Giulio Monteverde nel 1872, che noi vi riproponiamo in apertura di pagina. Altra suggestione la offre la piccola camera in stile marinaresco, dove D'Albertis aveva ricreato una sorta di intima cabina per sentirsi in mare anche dentro casa sua.
Insomma, il castello è una vera e propria opportunità per compiere un viaggio attorno al mondo restando saldamente a Genova, e per soli 6 euro! Ne vale davvero la pena.
Usciti dalla porta principale ed effettuata una piccola pausa sulla panoramica terrazza per controllare la posizione della nostra prossima meta, riprendiamo il cammino e ci dirigiamo oltre il cancello, per raggiungere le strisce pedonali di Corso Ugo Bassi.
Lì a lato troveremo una scorciatoia che prende il nome di Passo Sant'Ugo che ci porterà in un paio di minuti sull'omonima strada sottostante.
Nel percorrere la via in senso longitudinale attraverseremo Piazza Pedro Ferreira prima, Salita della Provvidenza e Via Avezzana poi, per incontrare nuovamente una tagliata in ciottolato rosso in grado di condurci in circa 15 minuti alla stazione della cremagliera di Piazza Principe. Eh già, una cremagliera appunto.
Non sono bastate funicolari, ascensori panoramici, metropolitane, trenistorici e nemmeno cabinati, per rendere sempre più unica la città di Genova, mancava ancora una cremagliera all'appello, e noi ve l'abbiamo trovata.
La ferrovia a cremagliera Principe - Granarolo è una delle più antiche d'Italia, costruita nel 1901, ha iniziato ad offrire i suoi servizi ad inizio secolo. Gli orari sono divisi più o meno in corse di 30 minuti e sul sito www.amt.genova.it è possibile consultarle.
Il suo percorso si sviluppa per più di un chilometro tra la stazione di Principe e quella di Granarolo, sulle alture genovesi, con 8 fermate e un dislivello di quasi 200 metri. Con fantastico stupore ci troviamo ad attendere la carrozza delle 12.15 attorniati da una piccola folla di anziane signore al rientro dalla spesa quotidiana, tutte intente a spettegolare in dialetto ligure. Io e Valentina abbiamo appreso con rammarico, lungo il viaggio, della brutta influenza presa dalla signora Rusin, che ci auguriamo vivamente essersi ripresa. Come si evince dalla carrozza numero due e da alcune informazioni apprese dialogando con il capotreno (chissà poi se non sia corretto chiamarlo capocremagliera), negli ultimi anni sono stati effettuati importanti lavori di ristrutturazione su tutta la linea, che hanno interessato il consolidamento della struttura ed il restyling delle fermate e delle vetture.
La cremagliera Principe - Granarolo è, in ordine temporale, il terzo impianto di trasporto pubblico inclinato genovese, dopo la funicolare di Sant'Anna e l'impianto Zecca - Righi. La cremagliera, a differenza delle precedenti, non è un impianto a fune ma una ferrovia a "dentiera" che si serve di una particolare via ferrata dotata di una rotaia centrale su cui ingranano i denti di una ruota applicata sotto alla vettura.
L'intero percorso può durare dai 10 ai 16 minuti, in base a quante volte la vettura si ferma per far salire e scendere i passeggeri. Nel nostro caso, il flusso maggiore lo abbiamo incontrato fino alla terzastazione, per rimanere da soli fino al suggestivo capolinea.
La stazione terminale di Granarolo presenta una struttura Liberty davvero singolare in lamiera rossa, costituita da un unico binario che può alloggiare una sola vettura per volta. Al suo interno è presente un'officina utilizzata dal personale preposto ad effettuare le manutenzioni ordinarie.
Scesi quindi a fine corsa, imbracciamo lo zaino e proseguiamo a piedi verso il piccolo centro abitato ubicato a monte, inebriati da un piacevolissimo profumo di bucato appena steso.
In questa location segnaliamo la presenza della chiesetta intitolata a Santa Maria di Granarolo e alcuni resti delle mura trecentesche della città, come la porta e la torre di avvistamento, in prossimità dell'area comprensoriale del Parco delle Mura, buon punto di partenza per effettuare il Giro dei Forti.
Facciamo dietrofront e ritorniamo in centro piedi, percorrendo la mattonata di via Salita Granarolo, accompagnati da una vista spettacolare su tutta la città ed il porto; un panorama a 360° ci permette di comprendere meglio l'audacia dello sviluppo urbanistico di Genova avvenuto nei secoli.
Sopraggiunti all'altezza della stazione di Piazza Principe, continuiamo la nostra marcia per le strette viuzze del sestiere multietnico di Prè, che attraversa tutto il quartiere dalla Porta dei Vacca fino a Piazza della Commenda, caratterizzato da case medioevali alte e strette, addossate l'una all'altra. La storia vuole che nel secondo dopoguerra divenne tristemente famosa per le numerose attività illecite come contrabbando e prostituzione, che finirono per affiancare i commerci tradizionali, quest'ultimi oggi in gran parte gestiti da immigrati. Il quartiere dagli anni novanta è stato sottoposto a profondi lavori di restauro e ammodernamento tornando a tutti gli effetti vivibile e più tranquillo. Raggiunta la darsena completiamo l'itinerario.
Itinéraire en chiffres
h 4:00 con visite
Temps de voyage
10,50 Km
Longueur du trajet
290 mt
Différence d'altitude