Sentiero dei Castellani
Vobbia località Torre
L'escursione di oggi ci riporta al Parco Dell'Antola, nell'entroterra genovese,
teatro di una precedente visita inserita nel primo numero della nostra rivista e
che riguardava il giro del Lago del Brugneto.
Usciamo dall'autostrada presso il casello di Isola del Cantone e ci dirigiamo
verso Vobbietta. Rimaniamo stupiti dalle acque cristalline del fiume alla nostra
sinistra e dopo qualche tornante ci appare in tutta la sua maestosa imponenza il
castello della Pietra arroccato sulla parete di conglomerato. Infonde rispetto e
fierezza, come un cavaliere in groppa al suo destriero. Lasciamo la nostra auto
nei pressi del ponte che abbraccia il paesino di Vobbia, dalla frazione Selva alla
frazione Torre, nostro punto d'avvio. Incontriamo Luca, guida accreditata del
parco, che ci accompagnerà per l'intero percorso e ci aprirà le porte del
magnifico castello. Attraversiamo il ponte sul fiume Vobbia dove confluisce il
Torrente Fabio e nei pressi della farmacia seguiamo un pezzo di asfaltata che
devia sulla destra. Un pannello verticale ci illustra il Sentiero dei Castellani e i
suoi numerosi punti panoramici. Si tratta per lo più di un antico percorso
medievale che attraversa il cosiddetto “Conglomerato di Vobbia” nel quale sono
ricostruite, passo dopo passo, la storia e le pratiche contadine della gente della
valle.
Lungo il sentiero troveremo 9 paline che ci illustreranno il territorio anche sotto
l'aspetto culturale e tradizionale, focalizzate sulle peculiarità del luogo, eccole:
1. Il Poggetto; dove con ogni probabilità sorgeva una torre di avvistamento
2. Il Secchereccio; quello che rimane di un antico essiccatoio per castagne
3. La “piazzola da carbone”; ricostruzione fedele di una carbonaia
4. Il conglomerato;
5. Panorama sul canyon della Val Vobbia;
6. Il bosco misto;
7. La zona umida;
8. La vegetazione rupestre;
9. Il Castello Della Pietra
Per tutto il percorso seguiremo il frequente e ben marcato segnavia "+" giallo.
Lasciatici alle spalle il cartello descrittivo, saliamo lungo il sentiero che passa a
fianco di un corso d’acqua, al momento in secca, per proseguire a sinistra su un
falsopiano per un buon tratto. Ecco la prima palina dell'itinerario, il Poggetto,
buon punto panoramico sul paese e la vallata, dove in passato venne edificata
con ogni probabilità una torre d’avvistamento. Il sentiero prosegue in piano,
incontriamo tratti di bosco di roverella e spazi più aperti, con forte presenza di
cespugli di ginestra e timo.
Pochi minuti di percorrenza e raggiungiamo la seconda tappa che ci evidenzia
un antico secchereccio, ovvero una costruzione in pietra e legno strutturata per
ospitare al piano terra il focolare e al piano superiore le castagne da essiccare.
(più avanti troveremo i castagneti dai quali veniva ricavato legname e si
raccoglievano le castagne). La tappa seguente è una riproduzione di un'area
carbonile, dove veniva fatta bruciare lentamente la legna per la produzione di
carbone. Questa tecnica, ormai quasi perduta, viene riproposta durante alcune
dimostrazioni a carattere didattico o celebrata in feste di paese dell'entroterra
ligure.
Continuiamo il cammino, per nulla impegnativo, e godiamo del mutare del
bosco. Accanto a noi cominciano ad affiorare le prime tracce di conglomerato,
ovvero roccia formata da materiale sedimentario cementato insieme dal
carbonato di calcio. La peculiarità che si scorge a vista d'occhio è la presenza di
pietre arrotondate. Le pietre nel suo "impasto" risultano levigate dall’azione del
mare e sedimentate nel corso dei millenni. Con il passare del tempo l’acqua piovana ha eroso la roccia e spaccato le pietre
in più parti, per questo motivo troviamo spesso frammenti di notevoli
dimensioni accanto al sentiero. In alcuni punti è forte la somiglianza con i
classici muretti a secco. I numerosi cambi di vegetazione ci privano ora dei
profumi della macchia mediterranea per attraversare un noccioleto giovane e
vigoroso. Poco più avanti, la palina 5, evidenzia il panorama sulla vallata. Luca
ci fa notare l’azione di erosione dell'acqua che ha formato un bellissimo canyon
ricco di anse del torrente Vobbia. Dall'alto scorgiamo alcune pozze d'acqua di
un colore cristallino. Oltrepassiamo un ponticello in legno sopra il Rio Ronchetti
e risaliamo un costone roccioso che ci apre la vista sull'ormai prossimo castello.
Qui affrontiamo un pochino di salita e scopriamo la zona umida ricca di felci
nate tra le rocce di conglomerato ed il letto del fiume. Dopo aver oltrepassato
questa zona gli alberi si fanno via via più radi fino a raggiungere la roccia di
puddinga dove sorge il feudo. Il Castello della Pietra è ormai sopra di noi!
Proseguiamo sulla roccia facendo attenzione a non scivolare, ci aiutiamo
aggrappandoci ad un corrimano metallico.
Arriviamo ad un piccolo spiazzo, dopo circa 45 minuti di cammino, pronti per
avventurarci all'interno del castello. Per le visite guidate, con prenotazione
obbligatoria, consigliamo di telefonare al parco (info su www.parcoantola.it) per
verificarne gli orari e le aperture. La nostra guida Luca, dopo averci parlato di
zoologia e botanica durante il tragitto, si accinge ora ad aprirci le porte della
fortezza. Il castello della Pietra fu costruito intorno all'anno 1100 per volere dei
vescovi di Tortona. Sapientemente arroccato fra due torrioni di conglomerato, a
guardia del canyon della Val Vobbia, rappresenta un raro esempio,
nell’entroterra genovese, di architettura medioevale in cui l’elemento naturale
viene valorizzato dall'intervento dell'uomo. Incerto è il significato della sua
costruzione, ma è più che plausibile attribuire all’edificio una funzione di
presidio sull’antica via di collegamento tra Vobbia e Isola del Cantone e dunque
tra la via Postumia e la via del Sale. Numerose furono le famiglie genovesi che
ne furono proprietarie, fra queste: i Fieschi, gli Spinola, gli Adorno, finché alla
soppressione dei feudi Imperiali, le truppe napoleoniche lo occuparono e
successivamente lo misero a ferro e fuoco. Il suo recupero ha avuto inizio nel
1980. Il castello oggi è completamente ristrutturato e reso visitabile. Oltre al
tour guidato, all'interno del castello, troviamo un susseguirsi di pannelli
informativi davvero esaustivi per chi, come noi, ama scoprire ogni dettaglio di
ciò che visita! Dalla terrazza del piano alto (foto a lato), seguendo a vista la fune
della teleferica, scorgiamo un ponte avvolto dal mistero. Una leggenda,
tramandata nel tempo, aleggia nella valle. La storia di Zan, diminutivo in dialetto
genovese di Giovanni narra di un uomo che riuscì ad ingannare il diavolo. Data
l'urgenza di costruire il ponte per attraversare il fiume, Zan fece un patto con il
diavolo. In cambio di un ponte eterno il diavolo si sarebbe preso la prima anima
che lo avrebbe attraversato una volta terminato. Quel giorno non tardò ad
arrivare ma Zan aveva escogitato un piano. Si recò alla riva insieme ad un cane
e con un esca lo spinse ad attraversare il ponte. "Eccoti la tua anima" esclamò al
diavolo che attendeva la sua preda dalla parte opposta. Il diavolo si sentì
ingannato ma non potè far nulla, il patto era stato rispettato. Zan, dopo aver
dato il suo stesso nome al ponte, nascose in quell'area anche i suoi tesori. Il
diavolo, convinto che sarebbe tornato a riprenderseli, vi lanciò sopra una
maledizione. Chiunque avrebbe tentato di disseppellire il forziere sarebbe stato
travolto da frane spaventose. Negli anni a venire si decise di costruire una
chiesa proprio in quel punto, per scacciare la presenza demoniaca legata al
ponte. Il parroco versò preventivamente sul terreno acqua benedetta, facendosi
il segno della croce. Il tesoro fu recuperato e nulla di brutto accadde, la
maledizione era svanita.
Terminato il giro al castello ripercorriamo lo stesso sentiero dell'andata per
ritornare all'auto. Per chi volesse visitare solo il feudo, esiste una variante più
corta, 20 min circa, che si inerpica nel bosco partendo dal punto di ristoro
indicato e ben visibile sulla provinciale.
In via eccezionale al nostro modus operandi che ci vede camminatori solitari,
per documentare la visita all'interno del castello ringraziamo tutto lo staff del
parco dell'Antola. Un ringraziamento speciale al direttore che ci ha concesso
l'apertura straordinaria e a Luca, nostro prezioso accompagnatore.
Itinéraire en chiffres
h 3:30 con visita castello
Temps de voyage
8,80 Km
Longueur du trajet
220 mt
Différence d'altitude