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h 2:00

Tempo di Percorrenza

6,00 Km

Lunghezza Percorso

150 mt

Dislivello

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Quest'oggi ci troviamo in Alta Val Bormida, a Murialdo per essere precisi, fortemente attratti dalla possibilità di diventare i futuri sovrani delle Bormide! Come? Vorrete mica dirci che non sapete nulla sulla leggendaria "Spada nella Roccia" comparsa misteriosamente in questi boschi? Allora seguiteci nell'itinerario, ve lo racconteremo noi.
Posteggiamo l'auto nei pressi della chiesa di San Lorenzo, in Borgata Ponte, risalente all'incirca al 1440. Prima di partire per la trekkinata affrontiamo la breve salita per poter ammirare l'edificio religioso che purtroppo risulta chiuso al pubblico se non quando vi si celebra funzione, e ci accontentiamo di vedere gli esterni. In questo frangente possiamo evidenziarne solamente il magnifico portale d'ingresso con arco ogivale dove è raffigurato l'affresco della Madonna col Bambino e il sottostante bassorilievo del Martirio di san Lorenzo sulla graticola.
Tornati in breve a livello strada, proseguiamo attraversando il ponte di Borgata Costa, per abbandonare l'asfaltata subito dopo, svoltando a sinistra.
La presenza di una palina, con tanto di QR code per accedere a notizie relative ai siti che troveremo lungo il percorso, è davvero lodevole e oltremodo preziosa.
Il sentiero è mantenuto pulito e in condizioni ottimali dall'unione delle forze delle locali associazioni come Murus Altus Bike, Radice Murialdo, Pro Loco, il consorzio funghi e lo stesso comune. Ci dirigiamo quasi immediatamente sulle pendici del crinale del monte Finalino dove sorgono i ruderi del castello dei marchesi Del Carretto, già da noi citati molte volte in altri percorsi.
Il sentiero è molto bello e suggestivo, soprattutto quando attraversiamo l'antico portale del XII secolo, che all'epoca garantiva l'accesso al ricetto del castello.
Come si era soliti edificare i feudi nel periodo medioevale, il castello era circondato completamente da un borgo delimitato da alte mura in pietra, che possiamo ancora oggi intravedere ricoperte da corposi arbusti di edera.
Con ogni probabilità, tra il serpeggiare della via intrapresa, noi stiamo superando due cinte murarie distinte, fino a raggiungere un verdeggiante pianoro, posto ai piedi dell'ex maniero. Davanti a noi si apre una bella vista sulla collinetta antistante, sormontata unicamente dalla chiesa intitolata a Santa Maria Maddalena.
Prima di dirigerci verso il loggiato della cappelletta Luca comincia a darmi del Voi e mi nomina sua fedele scudiera, io lo guardo perplessa ma gli reggo il gioco fino a quando, proseguendo lungo il sentiero, sentiamo una voce celestiale domandarci: "sarà forse uno di voi il nuovo Re Artù?".
Scherzi a parte, un cartello con scritto "Spada nella Roccia" indica la via per raggiungere una sassaia dov'è collocata questa simpatica attrazione.
Un modo singolare e divertente per rendere ancora più magico questo percorso; non si sa però chi abbia posto qui la spada, indiscutibilmente forgiata con molta cura e attenzione per i particolari. Qualche tempo fa venne vandalizzata ma l'intervento dei murialdesi, ormai affezionati a questo cimelio, ha contribuito a riposizionarlo sul luogo dove si era già insediata la leggenda.
Scattate alcune foto di rito nel vano tentativo di estrarre la spada, raggiungiamo la chiesetta di Santa Maria Maddalena che si ipotizza esser sorta insieme al castello carrettesco; alcuni documenti storici la citano come "cappella castri", con funzione di parrocchiale, ruolo poi decaduto a metà degli anni Cinquanta del Cinquecento a seguito della sua parziale distruzione. Aggirato l'abside scendiamo dalla collinetta sulla quale ci siamo spinti e, attraversando alcuni orti cintati, raggiungiamo Borgata Costa, dove un agglomerato di case vivacizza la zona.Lungo la via l'aria comincia ad impregnarsi di un intenso odore di fumo proveniente da una costruzione in pietra posta a lato del sentiero.Si tratta di un'antico seccatoio per castagne, di proprietà della famiglia Bianco, impegnato tutt'oggi nella sua antica funzione.
Lasciandoci alle spalle la piccola borgata, proseguiamo in direzione Sud Ovest in leggera salita fino a raggiungere un bivio.
Senza farci trarre in inganno dalla segnaletica indicante il percorso per raggiungere Riofreddo che diparte alla nostra destra, proseguiamo lungo il crinale Est della montagna.
Abbiamo percorso quasi 2 km dalla nostra partenza quando il fragore di una cascatella ci preannuncia l'avvicinarsi del lago "delle Masche".
Se in dialetto ligure noi le chiameremmo Basue o Basure riferendoci alle Streghe, in Piemonte si utilizzava il termine "Masche" vantando però un'etimologia più antica che significa "anima di morto".
Diffusa maggiormente nel Roero, nelle Langhe, in Astesana, nel Biellese e nel Canavese, nelle Valli Cuneesi e anche nell’Alessandrino, questa nomea la ritroviamo anche qui nella Bormida di Murialdo. Generalmente le Masche erano donne dotate di poteri sovrannaturali che venivano tramandati da madre in figlia o da nonna in nipote. La Masca era una donna dalla doppia vita dotata del potere della metamorfosi.
Durante il giorno vestiva i panni dell'innocua vecchietta o della classica donna di casa ma di notte si trasformava, ossia andava in masca. Poteva assumere le sembianze di un animale o di un vegetale e così vendicarsi di chi le aveva fatto un torto o semplicemente spaventare i viandanti. Gli abitanti dei borghi ne avevano paura perchè questi esseri erano davvero crudeli, dispettosi e dotati di poteri sovrumani, per difendersi venivano impiegati gli stratagemmi più disparati tra cui il porre dei rametti a forma di croce sulla porta di casa.
La leggenda narra che proprio questo laghetto fosse teatro di strani accadimenti.
Circumnavigando il piccolo bacino naturale ci dirigiamo all'imbocco del torrente che lo alimenta e lo attraversiamo calpestando alcune assi di legno.
Da qui in poi sarà tutto un susseguirsi di dolci saliscendi immersi nel bosco di castagni, armonizzati dai colori prettamente autunnali. In lontananza, tra le fronde degli alti fusti, si incominciano a scorgere i primi comignoli accesi, segno dell'imminente arrivo dell'inverno.
Lungo questo tratto di sentiero incontriamo alcuni resti di antichi seccatoi abbandonati e ridotti a cumuli di pietre.
Un quarto d'ora di cammino ancora e ci troviamo in Borgata Azzini, anch'essa nascosta tra le fronde del bosco.
Giunti in loco troviamo un cartello affisso su di una cascina alla nostra destra, si tratta di Ca' Der Marselle, tra le prime costruzioni sorte durante l'insediamento napoleonico dei primi dell'Ottocento, durante la campagna francese condotta in Val Bormida dal Generale.
Sulla facciata è possibile ammirare i resti di un affresco Mariano.
Ci si appresta a concludere l'anello ma prima di attraversare il fiume Bormida per continuare sulla Provinciale, seguiamo le indicazioni di una palina riportante "Fonte Pa' d'Umbren" che ci conducono, in un minuto appena, ad una coloratissima installazione.
Particolarmente conosciuta in zona per la purezza delle sue acque, da qualche tempo alcuni matitoni giganti ricavati da pali di legno, attorniano una fontanella, rendendola davvero unica nel suo genere.
Riempiamo le borracce per assicurarci la scorta d'acqua e guadiamo la Bormida; ci vorranno circa una ventina di minuti per tornare all'auto e concludere la mattinata.

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