Al di là delle Alpi
Pornassio - Armo
Quest'oggi decidiamo di percorre un itinerario che per secoli è stato una delle strategiche vie di accesso che collegavano il Piemonte alla Francia, rendendolo un valico alpino molto importante: il Colle di Nava, frazione di Pornassio.
Per rendercelo più comodo ed evitarci affanni, decidiamo di raggiungere il punto di partenza passando da Albenga, lasciando un auto al Rifugio Pian dell'Arma (dove pranzeremo terminata la trekkinata).
Come sempre però, prima di raccontarvi lo sviluppo dell'itinerario, diamo spazio ad un po' di storia. Tra il 1870 e il 1888 queste zone vennero interessate dall'istituzione di un sistema di fortificazioni voluto e finanziato dalla casata dei Savoia. Durante gli anni del primo conflitto mondiale i forti di Nava vennero utilizzati per ospitare i prigionieri austriaci, mentre nella Seconda Guerra Mondiale, gli stessi, ospitarono i vari reggimenti di fanteria e di alpini in attesa dell'invasione francese.
Dal 1943, viste le ingenti quantità di armi leggere e munizioni che vi furono nascoste, qui si formarono le prime bande di ribelli che diedero vita al movimento partigiano italiano, di cui mio nonno Carlo Riolfo detto Barbarigo, classe 1925, fece parte. Dopo la prima battaglia fra partigiani e nazi-fascisti del 10 - 14 marzo 1944, i forti vennero occupati dalle forze nazi-fasciste, che vi si installano a difesa del valico sino ai primi di giugno del 1944. Con la fine della guerra tutte le batterie vennero abbandonate per ritrovarle oggi quasi perfettamente conservate.
Nelle vicinanze del Forte Centrale, dalla piazza adiacente allo storico negozietto di lavanda, ha inizio il nostro cammino.
Essendo così vicini alla fortezza più grande delle 5 complessive, ci allunghiamo per passarvici attraverso. Concepito come un forte di sbarramento, tutto attorno vi è un fossato che poteva essere attraversato mediante due ponti levatoi, ora fissi. Controllato da quattro caponiere trapezoidali venne successivamente affiancato da una piccola postazione (la 209) in cemento armato. Oggi il forte è visitabile quasi esclusivamente nei fine settimana estivi, dove vi è la maggior presenza di turisti e trekkinatori come noi.
Tornati al posteggio dopo aver circumnavigato la pianta poligonale del forte ci dirigiamo verso una stradina asfaltata che fiancheggia alcuni campetti in via Martiri d'Ungheria, seguendo i classici pittogrammi bianchi e rossi del CAI. Dopo quasi un km di cammino, teniamo la sinistra all'altezza di un pilone votivo ligneo che funge da spartiacque e proseguiamo su una curva. Alla seconda biforcazione imbocchiamo un'asfaltata a destra che comincia a farci prendere quota, diventando una mulattiera. Guadato un piccolo rigagnolo mediante un ponticello, proseguiamo assecondando le pendici degli avvallamenti che si inoltrano nel profumatissimo bosco di pini. Sfociati sulla provinciale, prima di tagliare in diagonale l'asfaltata, notiamo con interesse una sorgente d'acqua a lato della via: si tratta della fontana di San Bernardo. Solo dopo aver attinto alle sue acque per mera curiosità, svuotiamo le borracce che erano già piene, per sostituire l'acqua minerale con questa; non ci sono paragoni credeteci.
Un'altra piccola deviazione ci conduce a visitare gli esterni della chiesa di San Bernardo, la cui prima costruzione sembrerebbe risalire al 1641. Molto cara agli armensi tanto da divenire punto di incontro per gli abitanti della valle; ogni agosto, nei prati limitrofi, viene organizzata una sagra di tre giorni incentrata sul buon cibo e musica, dove viene proposto il piatto tipico locale: il “Capun de galera”.
Essenzialmente si tratta di un piatto freddo composto da verdure di stagione come la scorzonera, carote, fagiolini, zucche trombette e bietole rapa, tutte tagliate in striscioline allungate e poi bollite per pochi minuti.
Una volta raffreddate, vengono disposte su crostini di pane integrale imbevuto di aceto e cosparso con una salsa verde ricavata da un’antica ricetta segreta. Le verdure vengono quindi mischiate con la salsa piccante e impilate in forma conica simboleggiando la forma di un’antica carbonaia di legna; sarà proprio per questo motivo che il piatto prende anche il nome di “carbunera”.
Chiusa la parentesi gastronomica, torniamo sul sentiero in direzione Monte Ariolo. Vista l'abbondante presenza di fogliame, camminiamo sia sul sentiero principale sia su quello dedicato alle bike che ne fiancheggia il percorso. Nel giro di 2 km ci attesteremo su circa 220 mt di dislivello, tutto interessato da numerosi saliscendi immersi nel bosco, ora misto di pini e abeti. Raggiunta la vetta del Monte Ariolo (1221 m) dove incontriamo un crocifisso e un piccolo altare, ci apprestiamo a compiere una bella discesa sui prati.
Il sentiero continua comodamente sul crinale a mezzacosta, in leggero saliscendi, da dove si intravede il mare. Perduta un po' di quota rispetto alla vetta precedente, raggiungiamo il sottostante Bocchino di Semola (1102 m) dove un pannello informativo pone in evidenza le rotte migratorie di alcune specie di uccelli. Questa location, infatti, è annoverata tra i passaggi alpini più importanti posti ai confini liguri e piemontesi interessati dallo spostamento di intere colonie.
In questo punto troviamo anche ben 5 opzioni di scelta per proseguire: sulla sinistra vi sono due sentieri per raggiungere Località Cantarana (frazione di Ormea), sulla destra due piste sterrate per raggiungere il Passo di Prale o per tornare a Nava e, davanti a noi, la variante dell'Alta Via Monti Liguri che ci porterà sulla vetta del Bric Castagnino.
Per la felicità di Valentina, che saltella davanti a me incitandomi a procedere, il sentiero da noi scelto è quello più ripido. Passando per un crinale prativo sormontiamo la vicina vetta del Bric Castagnino (1215 m) e a questo punto, mantenendo più o meno la stessa quota, seguiamo la linea dell'orizzonte che divide esattamente a metà l'azzurro del cielo e il blu del mare, fino a scorgere due enormi pale eoliche.La variante dell'AVML ci porta ad esplorare il versante meridionale del Bric, chiamato Pian Preallo. Fattesi sempre più vicine, lasciamo alle spalle le pale eoliche e raggiungiamo il Passo di Prale (1267 m) dove ci soffermiamo su alcuni tronchi per rifiatare un pochino.
La vista da qui è davvero magnifica! Spaziare con lo sguardo dalla "sabbia alla neve" in pochi secondi ripaga della fatica fatta fino a qui. Lo spiazzo sul quale ci siamo fermati è posto proprio ai confini tra Liguria e Piemonte, tra Nava e Caprauna.
Si lo sappiamo, abbiamo sconfinato dal nostro raggio di azione ligure, ma ne è valsa la pena, soprattutto se la meta finale è un rifugio con cucina che ci attende per il pranzo. Come dite? Pensavate che, da buoni liguri, ci fossimo preparati un pranzo al sacco? Invece no, quando si parla di rifugi drizziamo le antenne e assaggiare la cucina locale è d'obbligo! A questo punto non ci resta che attraversare con attenzione la provinciale per oltrepassare un tornante; sulla sinistra proseguono le indicazioni che ci accompagnano verso il sentiero che entra nel bosco, sviluppandosi ancora lungo il crinale. Poco sopra la deviazione ritroviamo la strada asfaltata, che dobbiamo percorrere per alcune decine di metri.
All'altezza di un'altra curva abbandoneremo definitivamente la via asfaltata per continuare su di un sentiero che si stacca nuovamente a sinistra.
Da qui in poi continueremo su di una sorta di mulattiera franosa al passo, che ci consentirà di raggiungere la quota più alta di tutta la trekkinata, fino al punto in cui la termineremo, ovvero presso il Rifugio Pian dell'Arma, dove, se vi ricordate, abbiamo lasciato la seconda auto.
Il percorso rettilineo procede in direzione Monte Armetta fino al raggiungimento di un paio di bivi che dipartono a sinistra il primo e a destra il secondo, verso il Pian dell'Arma.
Il vociare di alcuni scalatori riecheggia nella vallata, accompagnandoci presso la località Case San Giovanni.
Nella Val Pennavaire la Rocca dell'Arma (1400 m) è sicuramente una location molto bella e suggestiva per i climbers provenienti da tutta Europa, tanto da essere molto frequentata, quasi al pari con le falesie del finalese. Perdendo un pochino quota mediante una breve discesa nel bosco, la nostra mulattiera si riduce a semplice sentiero, immettendosi su una successiva sterrata: il Rifugio Pian dell'Arma (1339 m) è a poca distanza. Lo raggiungiamo in breve e ci accomodiamo per pranzo prima di ripartire a recuperare la seconda auto e ritornare a casa.
Percorso in numeri
h 3:10 andata
Percorrenza
8,30 Km
Durata Percorso
550 mt
Dislivello