Il Paese delle Torri Nascoste
Civezza
Quest'oggi ci siamo spinti a trekkinare in un luogo edificato su di un crinale posto sulle alture di San Lorenzo Al Mare, dove troviamo molti accenni che fanno riferimento alla così lontana Venezia. Secondo la tradizione, infatti, il borgo di Civezza sarebbe sorto durante il XII o il XIII secolo per iniziativa di tre esuli veneziani, un Ricca, un Dolca e un Arrigo, i quali ribattezzarono la meta del loro lungo viaggio “Cives Etiam”, in nostalgico ossequio al loro status di cittadini della Serenissima. Lasciamo l'auto su via Civezza e percorriamo via Padre Marcellino ritrovandoci subito davanti all'imponente chiesa dedicata a San Marco Evangelista dove possiamo ammirare il campanile costruito sui resti della prima delle 5 torri difensive che costituivano i baluardi cinquecenteschi eretti per difendere il borgo dagli attacchi dei Barbareschi. E' appunto fra il Duecento e il Cinquecento che Civezza assume l'attuale fisionomia raccolta e conchiusa, “a fuso”, e la sua ripartizione in quartieri distribuiti seguendo le linee di crinale e di mezza costa. In tal senso, il nucleo più antico del paese è quello tuttora racchiuso fra le poderose case-torri del centro storico, che si stringono una contro l’altra sulla sommità di un pianoro, generando una matassa intricata di stretti caruggi. Ci avventuriamo così lungo via Dante, adornata da un consequio di rappresentazioni pittoresche volte ad omaggiare il "Circopaese", una ricorrenza che ogni 1 maggio ospita lo spirito festoso di un carnevale animato da artisti e musicisti di strada, giocolieri, clown e trampolieri. Al civico 29 segnaliamo la Torre di Via Dante completamente inglobata in un'abitazione. Oltrepassiamo quindi piazza Marconi con al centro la suggestiva fontana della Pila, e raggiungiamo piazza Venezia, dove sorge l'unica torre rimasta intatta nonostante l'incendio del 1562, ovvero la casa-torre del Rivello o degli svizzeri. Proseguiamo oltre fino a raggiungere un bivio ai piedi di un'edicola votiva e prendiamo la nostra sinistra, su asfalto, in leggera discesa. Procediamo immersi negli oliveti della verdeggiante valle del San Lorenzo, che prende il nome dal piccolo rio che nasce dal Monte Follia (1031 mt slm). Alle nostre spalle fa capolino tra un ulivo e l'altro il caratteristico profilo di Civezza. Al bivio che si palesa davanti a noi dopo circa 1 km teniamo la destra e affrontiamo il sentiero "Strada de Mùrtè", ripristinato dall'associazione "Gli Amici di Civezza", in direzione Torre Paponi, nonchè nostro giro di boa. Prima di attraversare il rio tramite un ponte, a lato di un vecchio mulino, incontriamo uno struzzo e qualche pavone: siamo in Località Passo. Costretti a percorrere per qualche centinaia di metri la statale 45 prima di raggiungere i vicoletti disabitati di "Ture d’ì Papui" (scritta nel nostro dialetto) ci accorgiamo di aver sconfinato il comune di Civezza ed essere entrati di fatto nel comune di Pietrabruna. Le origini di Torre dei Paponi restano legate storicamente al nome e al destino di una famiglia di coloni di provenienza incerta, i Paponi, che nei secoli centrali del Medioevo presero possesso di questo poggio, dove fondarono un insediamento fortificato. Curiosa è la cappella antecedente la chiesa intitolata ai Santi Cosma e Damiano dalla quale proviene una musica un pochino inquietante. Lasciamo a voi la scelta se aprire o meno la finestrella posta sul portone per curiosarci dentro! Arrivati in piazza della chiesa facciamo dietrofront e ridiscendiamo dai caruggetti ombrosi per ritornare sulla statale che percorreremo per 1,4 km sino ad un importante bivio; seguiamo la nostra sinistra, direzione posteggio, passando per l'oratorio campestre di San Salvatore dove si narra esser iniziata la storia del piccolo comune e dei suoi abitanti: "i çivessenghi".
Percorso in numeri
h 2:20
Percorrenza
8,00 Km
Durata Percorso
290 mt
Dislivello